Squilibrio della flora batterica vaginale e vaginosi 

da | Mar 24, 2023

L’ecosistema vaginale

Nel nostro corpo è presente un numero elevatissimo di batteri (10 seguito da 16 zeri!). I batteri che normalmente abitano sulla superficie del nostro corpo e nel suo interno costituiscono quella che si chiama la “flora batterica”, cioè una popolazione di microrganismi con i quali nel corso dell’evoluzione il nostro organismo ha sviluppato un equilibrio e una sorta di mutuo scambio. Questi batteri vengono chiamati “saprofiti”, e la loro presenza è normale o addirittura utile. Quando invece sono presenti determinati tipi di microrganismi che normalmente non dovrebbero esserci, oppure quando la quantità di certi microrganismi saprofiti diventa eccessiva, si parla di batteri “patogeni”, cioè in grado di causare una patologia.

Nella vagina vi è una flora batterica rappresentata da diversi microrganismi, in equilibrio tra loro, chiamata ecosistema vaginale. I batteri più numerosi in questo ecosistema sono i lattobacilli, o bacilli di Doderlein, dal nome del loro scopritore.

I lattobacilli

I lattobacilli sono batteri a forma di bastoncino, di cui in natura esistono almeno 60 tipi. Nella vagina ci possono essere fino a 7 varietà diverse di lattobacilli.

La crescita dei lattobacilli è influenzata dagli ormoni estrogeni, perciò essi sono molto numerosi nella vagina della donna in età fertile, ma scarsi nella vagina delle bambine e delle donne dopo la menopausa.

I lattobacilli hanno una funzione molto importante: essi secernono acido lattico, facendo sì che il pH vaginale della donna in età fertile risulti acido.

Il pH vaginale

Il valore di pH indica il grado di acidità di una soluzione acquosa. Tale valore va da 0 a 14, per valori inferiori a 7 una soluzione si definisce acida, per valori superiori a 7 alcalina o basica, mentre per un valore uguale a 7 la soluzione è neutra.

Come dicevamo, l’acido lattico prodotto dai lattobacilli conferisce acidità alla vagina. Il pH vaginale della donna in età fertile varia da 3,8 a 4,5: a questi valori di pH solo i lattobacilli proliferano, mentre la crescita degli altri batteri è ostacolata. Perciò, la presenza dei lattobacilli evita la crescita di altri batteri patogeni, ed è quindi molto importante che i lattobacilli siano presenti in grossa quantità nella vagina.

Quindi, l’acidità del pH è sia la conseguenza che la causa della presenza dei lattobacilli.

Lo squilibrio della flora batterica vaginale

L’equilibrio su cui si basa l’ecosistema vaginale può alterarsi, perché i lattobacilli vengono uccisi o perché proliferano eccessivamente specie batteriche che non dovrebbero essere presenti o che dovrebbero essere presenti solo in quantità limitata.

La flora di lattobacilli può venire distrutta da terapie antibiotiche locali o generali, dall’impiego troppo frequente di prodotti antisettici o con pH inadeguato, da rapporti sessuali troppo frequenti (lo sperma ha un pH di 7,2-8,0, molto diverso dal pH vaginale), dall’uso di spermicidi o lubrificanti non idonei. Inoltre, molti germi patogeni producono delle sostanze chiamate amine, che elevano il pH inibendo la crescita dei lattobacilli.

La mancanza o la scarsità di lattobacilli, e la proliferazione di altri batteri, il più frequente dei quali è la Gardnerella Vaginalis, determinano una condizione patologica nota con il termine di vaginosi batterica.

Vaginosi batterica

La vaginosi batterica è la più frequente forma di infezione vaginale. Secondo le varie statistiche ne è affetto il 5-15% di tutte le donne in età fertile.

Sintomi

I sintomi della vaginosi batterica sono: perdite vaginali bianche o grigio pallido, cremose o schiumose, e odore sgradevole, di pesce marcio, causato dalla presenza delle amine.

In questa forma di infezione vaginale si evita il suffisso –ite perché solitamente mancano i classici sintomi dell’infezione, cioè arrossamento, bruciore e prurito. 

Diagnosi

Il medico può diagnosticare abbastanza facilmente la vaginosi batterica, per la presenza della caratteristica secrezione bianco-grigiasta, e per il tipico odore di pesce marcio. Si può anche eseguire un test (Sniff-test) nel quale l’odore viene evidenziato aggiungendo alla secrezione posta su un vetrino una goccia di idrossido di potassio.

La misurazione del pH vaginale evidenzia valori alterati, maggiori di 4,5.

La vaginosi può essere diagnosticata anche attraverso l’esame al microscopio e con l’esame colturale del secreto vaginale, ma di solito questi esami non sono necessari.

Anche il pap-test può mettere in evidenzia l’infezione.

Possibili conseguenze 

La vaginosi batterica, per quanto non causi sintomi fastidiosi di prurito e bruciore come altre infezioni, può dare ripercussioni molto negative sulla qualità di vita della donna, per il disagio provocato dalla presenza di cattivo odore. Questo sintomo ovviamente può influire molto negativamente anche sulla vita sessuale.

In gravidanza, inoltre, la vaginosi batterica aumenta il rischio di parto prematuro, perché l’infezione può trasmettersi alla membrana amniotica, determinando una sua precoce rottura. Durante la gestazione è quindi particolarmente importante trattare con successo la vaginosi batterica.

Terapia

La terapia della vaginosi batterica può essere attuata attraverso due tipi di farmaci, che possono essere usati singolarmente o in combinazione: antibiotici e riequilibratori dell’ecosistema vaginale.

Gli antibiotici che si utilizzano con maggior successo sono la clindamicina per via locale e il metronidazolo per via locale o generale. Questi farmaci hanno il vantaggio di determinare una pronta risposta, ma non agendo sulla mancanza di lattobacilli, anzi riducendo ulteriormente la loro proliferazione, molto spesso non evitano la comparsa di recidive della vaginosi, che infatti si ripresenta molto frequentemente.

I farmaci che riequilibrano la flora batterica sono invece in grado di stimolare la proliferazione dei lattobacilli, riportando alla normalità l’ecosistema vaginale e perciò inibendo la crescita dei batteri patogeni. Questi farmaci consistono sia in preparati contenenti i lattobacilli stessi, sia in sostanze acidificanti che, riducendo il pH, stimolano la crescita dei lattobacilli e ostacolano la proliferazione dei patogeni.