L’endometriosi: cause, sintomi e rimedi

da | Mar 13, 2023

Cos’è l’endometriosi?

L’endometriosi è una patologia ginecologica dovuta alla presenza di tessuto endometriale in siti diversi dalla cavità dell’utero, che è rivestita da una mucosa chiamata endometrio.
Di solito la localizzazione anomala delle isole di tessuto endometriale è nella pelvi, cioè la parte bassa dell’addome, coinvolgendo ad esempio le ovaie, le tube o il peritoneo (la membrana che riveste gli organi addominali) e la vagina. Zone di endometriosi molto più raramente possono tuttavia essere localizzate anche in siti come l’intestino, la vulva, la vescica, le cicatrici di ferite addominali, i polmoni.

Quando isole di tessuto endometriale sono disseminate nella parete muscolare liscia dell’utero (miometrio) si parla allora di adenomiosi.
La malattia si manifesta in donne in età fertile e solitamente raggiunge il picco tra i 30-40 anni. Solo eccezionalmente è presente prima della pubertà e di solito regredisce in menopausa per il declino nella secrezione di estradiolo da parte delle ovaie.

Il tessuto endometriale situato all’esterno dell’utero subisce gli stimoli da parte degli ormoni ovarici e continua ad agire come farebbe in una situazione di normalità: cresce, si addensa e poi sfaldandosi sanguina (fase proliferativa, secretiva, sfaldamento mestruale). Dato che il sangue tuttavia non può fuoriuscire si verifica ristagno, decomposizione del tessuto sfaldato, ingrossamento degli impianti e infiammazione delle aree circostanti con formazione di tessuto cicatriziale (fibroso e quindi poco elastico). Spesso questo meccanismo di difesa crea delle aderenze tra gli organi della cavità addominale, intralciandone i movimenti e la corretta funzionalità.

Le lesioni endometriosiche possono variare da piccole localizzazioni di pochi millimetri di diametro, a noduli di dimensioni anche di qualche centimetro, a cisti di dimensioni variabili fino anche a una decina di centimetri. Il colore dell’endometriosi è marrone scuro, appunto per la presenza di sangue e dei suoi prodotti di degradazione.

Cause e fattori di rischio

I fattori di rischio sembrano essere la giovane età, la familiarità per la malattia, l’inizio precoce delle mestruazioni (prima degli 11 anni), i cicli mestruali corti (meno di 27 giorni), il flusso mestruale abbondante e prolungato (oltre 7 giorni), il fatto di non aver avuto gravidanze, le eventuali esposizioni ambientali durante lo sviluppo intrauterino (agenti chimici come la diossina sono stati collegati allo sviluppo della malattia).

Le cause sono ancora poco note e dibattute, e probabilmente potrebbero essere di diverso tipo. Una causa potrebbe essere la mestruazione retrograda, cioè la disseminazione di tessuto endometriale per contrazioni anomale dell’utero durante la mestruazione. Un’altra causa potrebbe essere la disseminazione di cellule endometriali per via ematica o linfatica, attraverso i vasi sanguigni e linfatici dell’utero. L’impianto sulle cicatrici avviene per disseminazione di cellule durante un intervento chirurgico per la malattia stessa o per altri interventi sulla cavità uterina. Tra le altre ipotesi, vi è anche quella secondo cui alcune donne possiedono impianti di cellule uterine esterne all’utero già dalla nascita.

Alcuni studi dimostrerebbero che possono ridurre il rischio di sviluppare la malattia fattori

come la gravidanza, le prime mestruazioni tardi durante l’adolescenza, l’attività fisica regolare per più di 4 ore alla settimana, scarsa quantità di grasso corporeo.

Sintomi

Il sintomo più comune è il dolore, soprattutto durante il ciclo mestruale o i rapporti sessuali. In circa il 20–25% dei casi l’endometriosi è asintomatica e spesso viene diagnosticata in occasione di esami diagnostici o di interventi chirurgici eseguiti per altre motivazioni. Nei rimanenti casi la gravità e le caratteristiche della sintomatologia non sempre sono correlate all’estensione della malattia: alcune donne con endometriosi lieve hanno dolori intensi e prolungati, mentre altre con endometriosi avanzata avvertono poco o nessun dolore. Poi, a seconda che vi siano localizzazioni più rare, come ad esempio nell’intestino, può esserci sanguinamento rettale o dolore durante l’evacuazione.

Endometriosi e gravidanza

L’endometriosi incide sulla fertilità e, quindi, sulla possibilità di concepire. Molti sono gli studi focalizzati sul rapporto tra endometriosi e gravidanza: il 30-40% circa delle pazienti con questa patologia non riesce ad avere figli, poiché l’endometriosi di grado medio o severo può impedire il concepimento danneggiando l’ovaio, alterando i rapporti anatomici tra ovaio e tube (a causa delle aderenze) o provocando un impedimento meccanico al concepimento. In ogni caso, non è detto che chi soffre di endometriosi non possa rimanere incinta. Nelle donne con endometriosi, inoltre, vi è una maggiore frequenza di gravidanze extrauterine in sede tubarica o ovarica.

La gravidanza invece è un fattore protettivo, spesso riduce l’estensione e la sintomatologia dalla malattia.

Diagnosi

La diagnosi di endometriosi può non essere facile e immediata, poiché i sintomi possono essere scambiati con quelli di altre patologie. L’impressione clinica va confermata con esami strumentali o procedure chirurgiche, come l’ecografia pelvica transaddominale o preferibilmente transvaginale, che può evidenziare noduli o cisti. Se il sospetto di endometriosi è forte e l’ecografia non evidenzia alterazioni, oppure per precisare meglio il sospetto ecografico, si procede ad eseguire una laparoscopia. La laparoscopia è un esame esplorativo della pelvi: si inserisce attraverso l’ombelico un tubo provvisto di fibra ottica tramite il quale si possono far passare anche strumenti chirurgici. Con la laparoscopia si ha una visione diretta degli organi pelvici, e nel contempo si può eseguire anche la terapia chirurgica di rimozione delle lesioni.

Nei casi di endometriosi riguardanti organi extraginecologici saranno utili esami d’organo più specifici.

Terapia medica

I casi di endometriosi con lesioni di piccola entità e senza sintomi non richiedono un trattamento ma solo controlli medici, dato che possono rimanere stabili o addirittura regredire spontaneamente.
In presenza di lesioni di una certa entità o se la paziente presenta sintomi (dolore, sterilità),

oppure dopo un intervento per far sì che la malattia non si ripresenti o peggiori, si utilizzano terapie ormonali che hanno lo scopo di atrofizzare l’endometrio e quindi ridurre o far cessare il flusso mestruale. A seconda dei casi si possono usare:

  • estroprogestinici, la classica pillola anticoncezionale, eventualmente anche in modo continuativo senza eseguire le pause;
  • progestinici, cioè derivati sintetici del progesterone, l’ormone prodotto dopo l’ovulazione;
  • danazolo, strutturalmente simile al testosterone (ormone sessuale maschile, presente in minori quantità anche nella donna), che inibisce la secrezione degli ormoni ovarici;
  • analoghi delle gonadotropine (gli ormoni secreti dall’ipofisi allo scopo di stimolare laproduzione ormonale dell’ovaio), che bloccano la secrezione degli ormoni ovarici.

Terapia chirurgica

Dato che la terapia medica è abbastanza efficace l’orientamento attuale è quello di operare in laparoscopia le pazienti solo ci sono delle cisti o dei noduli di diametro superiore a 4-5 centimetri. Ma ogni paziente va valutata individualmente, a seconda dell’estensione della malattia, dei sintomi, della localizzazione, del desiderio di maternità.Se la malattia è estesa con sintomatologia severa e la paziente non ha desiderio di figli, si può valutare anche un intervento chirurgico demolitore con rimozione dell’utero e delle ovaie.
Il rischio di trasformazione maligna delle lesioni endometriosiche è molto basso, ma una cisti di grossa dimensione potrebbe torcersi richiedendo un intervento chirurgico urgente.

Rimedi naturali

Recentemente, alcuni studi hanno confermato che una corretta alimentazione può ridurre il rischio di sviluppo della malattia o ridurne l’evoluzione. I rimedi naturali prevedono, quindi, una dieta per l’endometriosi con un notevole consumo di alimenti ricchi di omega 3 (pesce azzurro, tonno, noci, olio di oliva, oli vegetali) e di fibre (frumento integrale, frutta, verdura, legumi, riso integrale), con conseguente riduzione di carni rosse, zuccheri semplici (compresi fruttosio e miele), latticini (soprattutto per la possibile presenza ormoni somministrati all’animale), caffeina, grassi saturi, cibi che producono il rilascio di istamina (cioccolato, fragole, pomodori e formaggi fermentati), prodotti a base di soia per il loro contenuto di fitoestrogeni.