L’insulina è un ormone prodotto dal pancreas che regola il livello di glucosio nel sangue (glicemia). Per ora l’insulina può venire somministrata solo per iniezione sottocutanea, ma si usano delle penne con le quali la somministrazione è molto semplice.
Un’insufficiente secrezione di insulina e/o una resistenza degli organi alla sua azione determina iperglicemia (aumento della quantità di glucosio nel sangue).
Il diabete di tipo 1 (giovanile) è una malattia autoimmune che insorge nell’infanzia o in età giovanile. Per ragioni ancora sconosciute il sistema immunitario di una persona distrugge le sue stesse cellule produttrici di insulina. Questo tipo di diabete insorge in modo acuto, portando il paziente fino al coma, e richiede sempre la terapia cronica con insulina.
Il diabete di tipo 2 (dell’adulto) insorge invece in età più avanzata, dai 40 anni in su e soprattutto nell’anziano, è legato a fattori ereditari, a una dieta ricca di zuccheri, al sovrappeso. La terapia consiste nella riduzione del peso corporeo, in una dieta adeguata, nell’impiego di ipoglicemizzanti orali e, solo nei casi resistenti, all’uso dell’insulina. Il diabete di tipo 2 è inizialmente del tutto asintomatico e può essere diagnosticato solo con la misurazione della glicemia. Se i livelli della glicemia non sono controllati si va con il tempo incontro a danni irreversibili di molti organi e sistemi: occhio, rene, sistema cardiocircolatorio, sistema neurologico. Questa malattia colpisce in Italia 3 milioni di persone.
Il diabete gestazionale è una forma di diabete a insorgenza durante la gravidanza a causa delle variazioni ormonali e metaboliche legate a questo stato: solitamente la glicemia a digiuno è normale mentre si verifica un eccessivo aumento dopo i pasti, riscontrabile soprattutto nella seconda metà della gravidanza. Si stima che il diabete gestazionale abbia in Italia una prevalenza intorno all’ 8-10 % circa.
Livelli di glicemia superiori alla norma possono determinare dei rischi per la salute del feto e del neonato: aumento eccessivo del peso, che può a sua volta determinare un aumentato ricorso al taglio cesareo o una nascita prematura; ipoglicemia del neonato, poiché il pancreas fetale reagisce all’iperglicemia materna secernendo più insulina, che abbassa il livello di glucosio del neonato non più dipendente dal cordone ombelicale per il nutrimento.
Il diabete gestazionale può svilupparsi in tutte le donne, ma è più frequente in quelle con fattori di rischio: familiari diabetici, obesità, gravidanza gemellare, diabete gestazionale in gravidanze precedenti, età superiore a 35 anni, precedenti parti con neonato di peso superiore a 4 kg, eccessivo aumento di peso in gravidanza.
L’esame di screening per il diabete gestazionale è la curva da carico con 75 gr di glucosio da eseguire a 24-26 settimane di gravidanza. Questo esame consiste nel dosaggio della glicemia al mattino a digiuno, quindi nell’assumere un bicchiere d’acqua nel quale sono stati disciolti 75 grammi di zucchero, e poi eseguire un successivo dosaggio della glicemia dopo 1 ora e dopo 2 ore. I valori desiderabili devono essere inferiori rispettivamente a 92, 180 e 153 mg/dl. Lo screening può essere anticipato a 16-18 settimane in presenza di fattori di rischio.
Nel caso vengano riscontrati dei valori anomali della glicemia è consigliabile che la futura mamma sia seguita presso un centro specialistico per la cura del diabete gestazionale, presente in tutti gli ospedali con un reparto di ostetricia, il cui costo è completamente a carico del Servizio Sanitario Nazionale. Nel centro viene fornito alla mamma un apparecchio per misurare la glicemia 2-4 volte al
giorno (glucometro). I valori desiderabili devono essere inferiori a 95 a digiuno e a 120 dopo 2 ore dai pasti.
Nella maggior parte dei casi (75% circa) la terapia si avvale solo della dieta. La dieta deve essere bilanciata (circa 50% di carboidrati, 30% di grassi, 20% di proteine) e con apporto calorico di 1600- 2000 calorie a seconda del peso materno. Nell’ambito dei carboidrati sono da evitare gli zuccheri semplici (zucchero, dolci, miele, bevande zuccherate, frutta molto dolce) a favore di quelli complessi (pane, pasta, riso, legumi) che hanno una metabolizzazione più lenta riducendo i picchi di glicemia. È inoltre consigliabile distribuire l’apporto calorico in 5 piccoli pasti piuttosto che concentrarlo in 2- 3.
Se i valori della glicemia non sono sufficientemente controllati dalla dieta si ricorre alla terapia con insulina, che deve essere somministrata giornalmente con i preparati e i dosaggi che lo specialista ritiene più opportuno in base al quadro clinico. L’insulina è un farmaco sicuro per il feto, mentre gli ipoglicemizzanti orali sono controindicati.
Se il peso fetale è nei limiti normali, come generalmente avviene se il diabete gestazionale è trattato, il parto si svolge in modo del tutto normale.
Generalmente i valori della glicemia tornano normali dopo il parto, e non c’è più bisogno di alcun trattamento, neanche per le donne che richiedevano una terapia insulinica. Bisogna comunque tenere presente che le donne che sviluppano diabete gestazionale hanno un rischio aumentato di andare incontro a diabete di tipo 2 col passare degli anni, per cui una dieta equilibrata, il controllo del peso corporeo e una regolare attività fisica sono indispensabili per cercare di prevenire questa malattia molto frequente, le cui conseguenze per la salute, soprattutto in età avanzata, sono estremamente deleterie.