Si tratta di una condizione che può complicare la gravidanza, caratterizzata da ipertensione (pressione alta) in donne che non erano ipertese in precedenza, e da proteinuria (presenza di proteine nelle urine).
La preeclampsia si manifesta in circa il 3% delle gravidanze. Raramente compare prima della 20a settimana di gravidanza, mentre la maggior parte dei casi si verifica dopo 24-26 settimane, e solitamente verso l’ultima fase della gestazione. Più raramente può manifestarsi per la prima volta entro sei settimane dal parto, durante il puerperio.
Se non diagnosticata e trattata la preeclampsia può condurre a gravi complicanze che mettono in serio pericolo il benessere o anche la vita della madre e del nascituro.
Sintomi
- Ipertensione. In circa il 10-15% delle gravidanze si riscontra ipertensione, cioè una pressione superiore a 140/90 in 3 misurazioni successive. La presenza di ipertensione di per sé non significa che via sia una preeclampasia
- Proteinuria. La presenza concomitante all’ipertensione di proteine nelle urine è un buon indicatore di preeclampsia
Man mano che la condizione progredisce compaiono altri sintomi:
- Cefalea intensa
- Sintomi visivi, come visione appannata e lampi di luce
- Intenso bruciore di stomaco
- Dolore addominale sotto le costole
- Nausea o vomito
- Aumento eccessivo di peso causato da ritenzione idrica
- Sensazione di intenso malessere
- Improvviso aumento del gonfiore (edema) a piedi, caviglie, viso e mani
Cause
Si pensa che la preeclampsia sia causata da un insufficiente sviluppo della placenta dovuto ad anomalie dei vasi che la alimentano. La placenta è l’organo che connette il flusso sanguigno materno con il flusso sanguigno del nascituro. Attraverso di essa l’ossigeno e i nutrienti passano dalla madre al feto e i prodotti di scarto dal feto alla madre. Per supportare la crescita del feto la placenta necessita di un abbondante e costante flusso di sangue proveniente dalla madre. Nella preeclampsia la placenta non riceve abbastanza sangue, probabilmente perché i suoi vasi sanguigni non si sono sviluppati adeguatamente durante la prima metà della gravidanza.Si ipotizza che l’insufficienza placentare invii alla circolazione materna segnali o sostanze che alterano i vasi sanguigni determinando l’ipertensione, e danneggiano i reni causando la perdita di proteine.
Ancora non si conosce il meccanismo per cui i vasi sanguigni non si sviluppano pienamente. E’ probabile che vi sia una causa genetica, perché la preeclampsia ha una certa ereditarietà, ma è anche noto che vi sono dei fattori che rendono la comparsa della preeclampsia più probabile.
Fattori di rischio
- La presenza di una patologia preesistente, come diabete, malattie renali, ipertensione arteriosa, lupus (una malattia autoimmune cha causa infiammazione della pelle, delle articolazioni e di altri organi), sindrome da anticorpi anti-fosfolipidi (una malattia autoimmune che causa un aumento del rischio della formazione di coaguli di sangue nei vasi)
- Una precedente gravidanza con preeclampsia
- Gravidanza ottenuta con ovodonazione, cioè utilizzando l’ovulo di una donatrice
C’è inoltre un aumento del rischio se sono presenti 2 o più di queste condizioni:
- Prima gravidanza
- Gravidanza insorta più di 10 anni dopo la precedente
- Storia familiare, ad esempio se la mamma o la sorella hanno avuto un preeclampsia
- Età superiore a 40 anni
- Obesità all’inizio della gravidanza
- Gravidanza gemellare
- Gravidanza con fecondazione eterologa, soprattutto quando sia stato utilizzato l’ovulo diuna donatrice
Se la gravidanza è considerata a rischio per lo sviluppo di preeclampsia, si può attuare una terapia preventiva con acido acetilsalicilico (Aspirina) al dosaggio di 75-150 mg al giorno a partire dalla 12a settimana di gravidanza. Gli studi scientifici dimostrano come questa terapia preventiva possa essere in grado di ridurre l’incidenza di comparsa della preeclampsia.
Trattamento
L’unico trattamento efficace per la cura della preeclampsia è il parto. Dopo una diagnosi di preeclampsia la gravidanza deve essere attentamente monitorata in ospedale fino a che non sia possibile effettuare il parto.
Il monitoraggio in ospedale comprende:
- Controllo frequente della pressione arteriosa
- Controllo regolare della proteinuria
- Esami del sangue per valutare la funzione dei reni e del fegato
- Valutazioni ecografiche per controllare il flusso sanguigno placentare e fetale, la crescita e imovimenti fetali e la quantità di liquido amniotico
- Cardiotocografia, per misurare elettronicamente la frequenza cardiaca fetale, un indicatoremolto affidabile per valutare la condizione del feto.
Se la gestazione è superiore a 37 settimane è consigliabile espletare subito il parto, tramite induzione farmacologica o tramite taglio cesareo.
Prima di 37 settimane la nascita è prematura e se le condizioni lo permettono si può temporeggiare somministrando dei farmaci al fine di giungere ad un’epoca di gestazione in cui i rischi per il feto siano ridotti. Questi farmaci comprendono:
- Antipertensivi. I farmaci antipertensivi utilizzati in gravidanza sono il labetalolo, la metildopa e la nifedipina
- Magnesio per ridurre il rischio di convulsioni se la condizione dovesse improvvisamente evolvere in eclampsia
- Cortisonici per indurre la maturità polmonare. Il problema più grave e frequente in un bambino nato prematuramente è l’immaturità polmonare e la conseguente insufficienza respiratoria. I cortisonici somministrati 24-48 ore prima del parto sono in grado di aumentare la produzione di surfattante, la sostanza che consente agli alveoli polmonari di distendersi.
Complicanze materne
- Eclampsia. Se adeguatamente trattata è raro che la preeclampsia evolva in eclampsia. Nei paesi sviluppati questa è una condizione piuttosto infrequente, circa 1 caso ogni 4000 gravidanze. Durante un attacco eclamptico si verificano delle convulsioni involontarie e ripetute delle braccia, delle gambe, del collo e delle mascelle che durano generalmente meno di un minuto. Può verificarsi perdita di coscienza e incontinenza. Nella maggior parte dei casi, con il trattamento adeguato, si ottiene una guarigione completa, ma esiste un piccolo rischio di danno cerebrale permanente o addirittura morte. Si stima che in caso di attacco eclamptico 1 donna su 50 e 1 feto su 14 possano morire. Il farmaco utilizzato per combattere l’attacco eclamptico è il magnesio solfato, che dimezza il rischio di morte e danni permanenti.
- Sindrome HELLP. Si tratta di una condizione abbastanza rara, ma leggermente piùfrequente dell’eclampsia, che può avere delle conseguenze altrettanto pericolose, caratterizzata da emolisi (rottura delle cellule del sangue), aumento nel sangue degli enzimi epatici (che sta a significare una distruzione di cellule del fegato), e diminuzione delle piastrine (le cellule del sangue che aiutano il processo di coagulazione). La sindrome HELLP si manifesta più frequentemente subito dopo il parto, ma può anche avvenire in qualsiasi epoca di gravidanza.
- Emorragia cerebrale causata dall’aumento della pressione arteriosa. L’emorragia causa una distruzione delle cellule cerebrali che può portare a danni permanenti o morte.
- Edema polmonare, per l’accumulo di fluido nei polmoni, che determina insufficienza respiratoria e scompenso cardiaco.
- Insufficienza renale che causa accumulo di tossine e liquidi nel sangue.
- Insufficienza epatica, con incapacità di digerire proteine e grassi, produrre la bile erimuovere le tossine dal sangue.
- Problemi al sistema di coagulazione, alla base di una sindrome detta coagulazioneintravasale disseminata, causa di emorragie o coaguli di sangue che ostruiscono vene oarterie.
Complicanze fetali
- Ridotta o mancata crescita. Se la preeclampsia si instaura prima di 37 settimane il danno placentare può causare ritardo o arresto della crescita fetale, per cui quando nascono i bimbi sono spesso più piccoli della media per la loro epoca gestazionale.
- Prematurità. Come abbiamo visto l’unica possibile terapia della preeclampsia è la fuoriuscita del nascituro dal grembo materno, ma la prematurità è anche la prima causa di morte neonatale per la ridotta capacità di un feto molto piccolo di sopravvivere alla vita extrauterina. Minore è l’epoca gestazionale alla nascita, maggiore è la probabilità che il feto possa andare incontro a danni permanenti o morte.
Come abbiamo visto la preeclampsia è una patologia della gravidanza che può portare a serie conseguenze per la gestante e il suo bambino. E’ quindi molto importante che la futura mamma si sottoponga ai controlli medici di routine, che comprendono sempre un’attenta anamnesi (storia clinica familiare e personale), la misurazione della pressione arteriosa, periodici esami del sangue e delle urine e valutazioni ecografiche.